“Stop al Femminicidio”

“Stop al Femminicidio” è il tema della mostra collettiva che si svolgerà presso lo Spazio 5 di Treviso dal 10 al 18 febbraio 2024 a cura del critico d’arte Antonio Castellana. Inaugurazione sabato 10 febbraio ore 17.00. Relatrice Emanuela Giannetti, con la partecipazione di Marina Denti. Participeranno gli artisti  Emanuela Giannetti, Gaia Perissinotto, Roberta Lazzari, Carla Pantan, Patrizia Feltrin. Ogni artista darà la sua testimonianza e racconterà attraverso le sue opere la drammatica situazione del femminicidio che non accenna a diminuire ed è il segnale di un fenomeno radicato, di matrice culturale, che resta stabile nonostante i tentativi di arginare il problema, finora soprattutto tramite misure penali. Non solo femminicidi, però: innumerevoli i casi di violenze, spesso preludio di conseguenze più gravi per le vittime. Non ci si ferma, quindi, ad uno schiaffo, un ricatto psicologico, uno strattone: le violenze perpetrate sulle vittime sono continue, ripetono uno schema sempre uguale in tutti i casi, fatto di relazioni spesso tossiche, partner controllanti, limitazioni della libertà, in un crescendo di maltrattamenti che sfociano poi nell’aggressione fisica. In Italia, l’ultimo, atroce caso di femminicidio è quello di Giulia Cecchettin, la ventiduenne uccisa per mano del suo ex fidanzato, che non sopportava di vederla avere successo, di vederla libera e forte. Ed è solo l’ultima di una lunga lista: nel 2023 sono stati  107 i femminicidi in Italia, stando ai dati della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Il 63% delle donne rimaste uccise non aveva mai denunciato gli abusi da parte del partner: una piaga, quella della violenza di genere, che sembra impossibile da sconfiggere, nonostante siano stati molti gli forzi messi in campo negli anni. Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, hanno fatto ricorso all’1522, il numero antiviolenza e stalking attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Il numero di chiamate ricevute dall’1522, in aumento già dal periodo della pandemia, è addirittura raddoppiato: dalle 200 telefonate quotidiane si è arrivati alle 400, che aumentano a 500 se si considerano anche le richieste d’aiuto pervenute tramite chat ed App.

Secondo quanto emerso dal rapporto Istat «i Centri Antiviolenza e le donne che hanno avviato il percorso di uscita dalla violenza», nel 2022 le vittime che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza (CAV) sono state 60.751, in aumento del 7,8% rispetto al 2021. Il profilo degli autori delle violenze ricalca quello dei femminicidi: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta sempre di partner ed ex-partner: uomini che non accettano la fine di una relazione o partner abusanti (spesso, entrambe le cose). Inoltre, nel 2022 aumenta l’offerta di Centri antiviolenza: in totale sono 385, +3,2% rispetto al 2021; aumentano gli sportelli di ascolto contro la violenza, che favoriscono la prossimità territoriale della rete di protezione per le donne, ma per il 30% di loro il rischio di recidiva è altissimo. Le richieste delle vittime sono le più disparate: ascolto, supporto psicologico, ma anche sostegno nella ricerca di un lavoro e di una casa, per trovare il modo di uscire da relazioni che le vedono oggetto di vessazioni fisiche, psicologiche, economiche. Dal punto di vista giuridico, le leggi finora esistenti riguardano, genericamente, i casi di omicidio, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking; a queste, si aggiungono la Legge n. 119/2013, conosciuta come «Legge sul femminicidio», che ha istituito il reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o convivenza con la vittima di sesso femminile, introducendo anche pene più severe per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale, e la Legge sul Codice Rosso (L. n. 69/2019) in vigore in Italia dal 22 giugno 2019, che ha introdotto diverse misure significative per contrastare il fenomeno: dalle modifiche al Codice di procedura penale, che consentono un intervento più tempestivo delle Forze dell’ordine e loro specifica formazione sul tema, all’attivazione di misure di protezione immediate per le vittime e un incremento delle pene previste.