Anna catalano
Arte Astratta
Dal figlio del Maestro :
Gregorio (Luigi Bagnaschino) nasce a Torino nel 1939-2024, attore per vivere ma pittore
nell’anima, vetraio artistico, irrequieto, sempre in movimento cambiando spesso luoghi dove vivere,
Torino Parigi Roma e Abruzzo, come disse Michele Greco nel 1979, un artista isolato intollerante ai
giochi obbligati del conformismo e del consumismo.
Inizia nel 1965 poi nei primi anni 70′ con la serie “deserti naturali” tavole in bianco e nero
utilizzando una tecnica unica da me chiamata “Materia”, quante volte siamo andati a cercare pietre
nei fiumi che poi riduceva in polvere creando così effetti di spessori e trasparenze, superfici
granulose, scene desertiche, soggetti naturali che ricordano paesaggi lunari, immagini arcaiche e
primitive, anteriori alla comparsa dell’uomo.
L’evoluzione fine anni 70′ e inizio 80′ vede un momento figurativo dove come sfondo appaiono foto
di persone e/o città e/o simboli e/o forme indistinguibili abbandonando l’astrattismo puro passando
ad una forma figurativa/astratta mista con l’utilizzo anche del colore e della materia.
Negli anni 90′ riprende un astrattismo disgregando l’immagine utilizzando un linguaggio informe,
distruggendo ciò che aveva costruito, creando una nuova realtà, astratta e materica, utilizzando la
pittura acrilica con una esplosione di colori e forme integrando a volte nuovamente la materia a lui
cara e mai abbandonata, ma la sua arte ha basi profonde negli studi di psicologia, psicoanalisi, fisica
e della mente umana, del cervello, dei pensieri umani, ogni opera ha dietro un pensiero ben definito,
non a caso la sua pittura è stata definita un unicum nell’arte astratta.
Da sue parole :
“Da uno studio profondo e successivo di biologia e neuroscienze ho ottenuto
piena conferma del giusto processo, secondo il quale io NON imito le forme, imito appunto,
i PROCESSI.”
Ricordo partecipazioni a innumerevoli mostre, concorsi, biennale di Venezia, in Italia e in Francia e
riconoscimenti come il Premio Internazionale Spoleto Art Festival 2022 conferito a Luigi Gregorio.
Dalle parole del Maestro :
Una vita, la mia, che ne contiene alcune altre,
ingombra di troppe passioni, interessi, attenzioni;
quasi nomade, quasi libera.
Pittura e teatro, dal principio le determinazioni
fondamentali, disturbate da altre tendenze che si sono,
quasi sempre, limitate a forme di studio, esperienza o
a brevi frequentazioni: natura e architettura,
psichiatria e antropologia, saggistica e artigianato,
filosofia e scienza.
Teatro come professione e razionalità.
Pittura come continua riflessione, nostalgia e studio:
pratica nascosta, percorso frammentato in lunghi periodi
di attività esclusiva e altri di abbandono, sia pure sem-
pre vigile, “immaginando di fare”, in attesa, nella ri-
cerca di una pittura perduta e, sempre, diversamente ri-
conquistata.
Poche mostre, estraneità al mercato totalitario,
interazioni consolatorie ed inconcludenti con galleristi
e critici, in percorsi sempre fuori-tempo, estraniati e
discontinui. Il mio è stato un tragitto adiacente,
attento, seppure sempre delusivo.
A fine anni Ottanta, di ritorno da un biennio vissuto a
Parigi, inizia il mio interesse per la biologia; studio
iniziato con Laborit, filosofo e biologo
“comportamentale”, per finire, da gennaio 2012 in poi,
con Tononi, neuroscienziato.
Gli stati di coscienza si dividono in una prima serie,
anni Novanta, poi ripresi dal 2010 in poi.
In estrema sintesi ritengo che la mia pittura si sia
sempre esercitata sulle radici di una duplicità storica,
di una problematicità ossessiva: la mente e il corpo, la
coscienza e la materia.
In questi anni ultimi approfondisco la ricerca sugli
stati di coscienza e le complessità che loro
appartengono. Non c’è mai descrizione in questi lavori;
piuttosto vi sono “significanze” rispetto all’interno
processo della mente, dove si nascondono bellezza, vita,
una “infinita organizzazione”, dove tutto è sinergico.
E’ ”sinergia” la parola-guida.
Link a Instagram : luigi.gregorio
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